Le cinque rose by Conan Doyle Arthur

Le cinque rose by Conan Doyle Arthur

autore:Conan Doyle, Arthur [Conan Doyle, Arthur]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Capitolo IX

Il re guardò per qualche momento, in silenzio, la figura immobile che sembrava essere quella di un uomo alto e grosso; guardò la piccola folla di contadini che si era raccolta presso il ponte, poi si volse a Chandos, che sorrideva, e chiese:

«Di che cosa si tratta, John?»

«Sire, ricordate sir Eustace Loring?»

«Certo. Non l’ho mai dimenticato, così come non ho dimenticato la sua morte eroica. Ebbene?»

«Ai suoi tempi era un vero cavaliere errante.»

«Proprio così, Chandos, e non ne ho mai conosciuti di più valorosi.»

«Quello è suo figlio Nigel, un falchetto da guerra se mai ce ne sono stati, ansioso di giocare di becco e di artiglio. E questa è la sua vera prova. Come vedete, se ne sta sul ponte, come si faceva al tempo dei nostri padri, pronto a misurarsi contro chiunque voglia passare.»

Di tutti gli inglesi di quei tempi, nessuno poteva dirsi un vero cavaliere errante più di re Edoardo. Quella strana situazione gli riusciva dunque gradita.

«Non è ancora cavaliere?» chiese.

«No, sire, è un semplice scudiero.»

«Allora dovrà battersi molto bene, oggi, se vuole dimostrare di essere degno di suo padre. Mi chiedo però se un giovane scudiero che non ha ancor fatto le sue prova possa misurarsi contro i migliori cavalieri d’Inghilterra.»

«Non credo ci siano ostacoli» rispose Chandos; poi trasse dal giustacuore una pergamena. «Ha affidato a me il cartello di sfida: ho il vostro permesso per leggerlo, sire?»

«Sì, Chandos. Nessuno tra noi è esperto più di te di leggi e consuetudini cavalleresche. Del resto sei tu che conosci quel giovane, e puoi sapere fino a che punto sia degno dell’alto onore che chiede. Proclama pure la sua sfida.»

I cavalieri e gli scudieri della scorta, quasi tutti veterani delle guerre di Francia, erano rimasti, tra interessati e sorpresi, a guardare la strana figura che impediva il passo. A un ordine di sir Walter Manny si raggrupparono intorno al re e a sir John; e questi lesse solennemente la pergamena.

«“A tous seigneurs, chevaliers et escuyers. Messaggio dello scudiero Nigel Loring di Tilford, figlio di sir Eustace Loring di onorata memoria. Nigel Loring aspetta in armi sul ponte di Tilford e dice:

«“Per il grande desiderio che io, umilissimo e indegno scudiero, ho di compiere qualche modesto fatto d’arme, porto a conoscenza di tutti i nobili gentiluomini che accompagnano il mio regale signore che li aspetto sul ponte di Tilford, nella speranza che alcuni tra loro vogliano accettare di compiere qualche fatto d’arme sulla mia persona, o che io possa aiutarli a realizzare qualche voto che abbiano fatto. Dico questo non perché abbia stima di me stesso, ma soltanto per desiderio di ammirare il nobile comportamento di tanti illustri cavalieri e la loro abilità nel maneggio delle armi. Per questo, con l’aiuto del grande san Giorgio, terrò il ponte di Tilford con lance aguzze contro chiunque voglia degnarsi di venire contro di me, finché vi sarà luce sufficiente per vedere.”»

«Ebbene, signori, che ne dite?» chiese il re ridendo.

«La sfida è formulata secondo le regole» osservò il principe. «Il più esperto araldo non avrebbe potuto formularla meglio.



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